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Quando torni con la tua moto


di Membro VIP di Annunci69.it Grey-Heron
27.09.2024    |    3.703    |    8 7.8
"Con la lingua solletico l’anellino che indossi sempre..."
La prima parte del testo che ad alcuni certamente sembrerà piuttosto estesa ed estranea a questo genere di racconti, è stata formulata di proposito, e ciò, ha un suo scopo ben preciso. Ogni racconto può assumere significati diversi: può essere visto come pura fantasia, una proiezione di desideri, un sogno profondo o persino… un messaggio nascosto.

Quando torni con la tua moto.
1)
Ti avevo espresso un mio desiderio per fare una certa cosa insieme a te e alla tua moto. Non sembravi molto convinto, anzi, quasi riluttante e non ho insistito. Poi, più tardi, a sorpresa ricevo questo tuo messaggino con una faccina. “Sono andato a fare la lavatrice in garage e vedendo la mia moto mi è venuta in mente la tua richiesta kinky” (Trad=eccentrica).

Sorrido e suppongo che alla fine dei conti la mia richiesta kinky abbia comunque risvegliato un minimo interesse in te.

L’interno del casco ovatta il mondo esterno, ma esalta le sensazioni. Il ronzio del motore diventa una vibrazione costante, quasi un battito che risuona attraverso il corpo. L’aria fresca si insinua nelle piccole fessure della tuta, un tocco gelido che contrasta con il calore del motore e del proprio corpo.

La strada di montagna si srotola davanti, un nastro d’asfalto che si intreccia tra i pendii e i boschi. Ogni curva è un invito. Il corpo si inclina, la moto segue in un fluido balletto di fiducia e precisione. Si sente l’aderenza delle gomme sull’asfalto, la risposta precisa del mezzo sotto di sé. Il peso si sposta, una gamba che preme, l’altra che si alleggerisce, le mani che accompagnano il manubrio con un tocco delicato ma fermo. Ogni curva ha il suo ritmo, a volte dolce, a volte più stretto, richiedendo concentrazione e rispetto. C’è quel momento di puro silenzio mentale, in cui esisti solo tu, la tua moto e la strada.

Poi, nei rettilinei, la vista si apre. Le montagne dell’Appennino sono coperte di verde. È un attimo, ma abbastanza per farti sentire libero, piccolo di fronte all'immensità della natura, e allo stesso tempo parte di essa. L’adrenalina ti tiene vigile, ma non c’è paura, solo un brivido, un elettrico pizzicore lungo la schiena.

La velocità è un canto tentatore, ma c’è sempre una voce nella mente che ricorda di mantenere il controllo. La sicurezza è come un compagno invisibile: senti la protezione della tuta, i guanti che aderiscono perfettamente, il casco che ti avvolge, e sai che sei preparato. Non sei solo alla ricerca di velocità, ma di equilibrio, precisione, e il piacere di guidare bene. Una staccata decisa prima di una curva, il gas che si riapre con dolcezza in uscita, e la moto risponde come un’estensione di te stesso.

Nel casco senti il ronzio attutito delle moto che ti circondano, il suono profondo dei motori che si sincronizzano come un’orchestra meccanica. Sei parte di un gruppo, una cordata di cinque motociclisti che si muove con precisione sulla strada di montagna. Ognuno conosce il proprio posto, ognuno ha il proprio ruolo, ma è lui, il più bravo, che guida il gruppo con sicurezza e maestria. Ti affidi alla sua esperienza, osservi ogni suo movimento come un apprendista che guarda il maestro, e impari.

La strada si apre davanti, tortuosa e imprevedibile, ma lui la legge con disinvoltura. Quando lo vedi affrontare una curva, capisci che c’è molto più della semplice abilità tecnica. C’è un fluido gioco di equilibrio, anticipazione e sensibilità. La sua posizione in sella è perfetta: un'inclinazione controllata, una frenata calibrata al millimetro, e la moto risponde con armonia, come fosse un’estensione naturale del suo corpo. Ogni curva che prendi subito dopo di lui sembra più chiara, più leggibile. Segui la sua traiettoria, cerchi di imitare i suoi movimenti, e senti che ogni volta migliori, anche se di poco.

Il gruppo è compatto, unito da una sorta di intesa silenziosa. Non servono parole, basta un cenno della testa o il ritmo delle accelerazioni e frenate per comunicare. Sai che dietro di te c’è chi ti osserva, e davanti c’è chi ti guida. C’è un senso di protezione reciproca, una fiducia che lega i motociclisti in cordata. E questo ti dà sicurezza.

Quando vi fermate a bordo strada per una breve pausa, i motori si spengono, e c’è quel momento di silenzio in cui tutto sembra ancora vibrare di energia. Guardi lui, il migliore, e ascolti le sue parole di consiglio, brevi ma efficaci. Non servono grandi discorsi, solo piccoli suggerimenti pratici: come affrontare una curva stretta, come distribuire meglio il peso in una discesa. Ogni parola ha un peso, e ogni consiglio lo fai subito tuo, pronto a metterlo in pratica nel prossimo tratto di strada. Sai che c’è ancora molto da imparare, ma con il gruppo, e con lui come guida, senti che stai diventando non solo un motociclista più veloce, ma anche più saggio.

Dopo aver superato il passo di montagna, c’è un’aria di soddisfazione che aleggia tra il gruppo. Avete affrontato curve strette, pendenze vertiginose, e ora, con il panorama alle spalle, tutto sembra più leggero. La canonica pausa al rifugio è come un rituale. I caschi appoggiati sulle sedie, le giacche sbottonate, e una bevanda rinfrescante, ricchi panini appena preparati dall’oste della locanda, mentre ognuno condivide silenziosi sguardi di intesa. Siete un gruppo, una squadra; è stata una corsa impeccabile.

Il momento di relax dura il giusto. Gli sguardi iniziano a rivolgersi di nuovo alle moto, che sembrano pronte a riprendere la strada. Il più bravo, il capofila, si alza per primo. Con un gesto rapido infila i guanti e, senza dire molto, accenna a tutti che è ora di ripartire. Sai che il ritorno sarà diverso, le discese richiedono una guida diversa, più calcolata, ma c’è anche un certo piacere nel sapere che conosci già il percorso. Le curve che prima avevi affrontato in salita ora ti attendono in discesa, con un sapore tutto nuovo.

Indossi il casco, senti di nuovo quel familiare isolamento dal mondo esterno, un silenzio che ti permette di concentrarti sul motore che vibra sotto di te. Insieme al gruppo, avvii il motore, e il ruggito dei bolidi rompe l’aria fresca di montagna. Partite, e ti sorprende quanto fluida sia la discesa. La gravità sembra spingerti dolcemente, e ogni curva è come un passo di danza, guidato dalla scia del motociclista davanti a te.

Il paesaggio scorre accanto, e anche se la velocità non è eccessiva, la sensazione di libertà è totale. Ogni curva affrontata in cordata sembra un segno di affiatamento, un gioco di squadra silenzioso. Quando il gruppo entra in una curva, sembra quasi un movimento orchestrato: tutti seguono la traiettoria con la stessa grazia, lo stesso ritmo.

Man mano che vi avvicinate alla fine del percorso, il sole inizia a calare, tingendo il cielo di sfumature dorate. Sai che il viaggio sta per concludersi, e c’è una sorta di malinconia leggera nell’aria, come se nessuno volesse davvero che la corsa finisse. Ma c’è anche una soddisfazione palpabile, una consapevolezza di aver vissuto qualcosa di unico.

Quando finalmente vi fermate al punto di partenza, e spegnete i motori, tutto sembra più silenzioso del solito. I caschi si sollevano, i sorrisi si scambiano, e c’è quel momento di pausa in cui si respira profondamente, si guarda indietro e si realizza quanto è stato speciale. Senti di aver imparato tanto, non solo sulla guida, ma su cosa significhi essere parte di una comunità di motociclisti, fatta di fiducia, rispetto e passione condivisa.

2)

Siamo d’accordo che avrei atteso davanti a casa tua, il tuo ritorno in moto. Sento il rombo del tuo bolide arrivare. Lo stai cavalcando con maestria e so per certo che sei pure bravo a cavalcare in altro modo e ci sorrido su. Scendi, apri il garage e con la delicatezza di un amante porti la tua bella moto al suo posto.

Io ti seguo ed entro insieme a te. Abbiamo deciso in precedenza che non proferiremo parole, il tutto dovrà svolgersi in totale silenzio. Soltanto i nostri occhi potranno comunicare. Tu indossando ancora il casco chiudi la porta del garage. Siamo soli, io, te e la tua moto. Le hai dato un nome ma non lo svelo certo qui a tutti.

Ti rimetti di nuovo a cavallo della tua bella moto, indossi il casco. Cazzo…! Quanto sei eccitante. Ti ho detto che ho un debole per i motociclisti in tuta. E tu sei bello, sei sexy, e sei dolce, un giovane maschio molto dolce.

Ti osservo chiuso nella tua tuta e il casco con la visiera alzata. Rispettando l’ordine del silenzio, passa qualche lungo minuto. Soltanto i nostri occhi comunicano. C’è palpabile eccitazione nell’aria. Ti porti la destra tra le gambe e inizi ad accarezzarti il cazzo imprigionato sotto la tuta. Lo sfregamento continua e noto che ti sta montando su una delle tue potenti erezioni. Pure io sento inequivocabili movimenti nei miei piani bassi. C’è silenzio nel garage. Il cazzo ti è divenuto veramente duro e bello grosso com’è, rigonfia la parte inguinale della tuta. Un bel bozzo, veramente.

Ti togli i guanti e il casco e io li appoggio su una sedia. Ci fissiamo negli occhi mentre tu fai scendere la zip dal collo fin giù e liberi il cazzo dalle costrizioni della tuta. Bello, grande, duro. Mi avvicino, lo accarezzo.
Lui è caldo, la pelle come di seta. Mi abbasso, lo annuso. Un misto di odore di uomo, di pelle della tuta, del tuo sudore accumulato durante il viaggio, odore di cuoio, un aroma che trovo piacevole misto al tuo solito deodorante. Tutto questo mi inebria. Continuo ad annusare profondamente. Appoggio le labbra sulla tua cappella, la lecco e lentamente incomincio a succhiarti. Ecco, sto realizzando il mio sogno, succhiare il cazzo ad un motociclista mentre lui è a cavallo della sua moto. Ma non è un motociclista qualsiasi. Sei tu!

Provo a far durare questa esperienza il più lungo possibile. Mi metti le mani sopra la testa e la spingi in basso fino a che il tuo cazzo mi arriva in gola. Mi manca l’aria, ho bisogno di respirare. Mi stacco e ti osservo per qualche attimo. I nostri sguardi si incrociano e mi fai un sorrisetto birichino di soddisfazione. Poi riprendo a leccare e a succhiare. Mi piace farti star bene e penso che insomma alla fin fine, questa mia idea strampalata si stia trasformando in un bel gioco anche per te.

Senza dire una parola, ti ho aiutato a svestirti prima di entrare in casa. Facciamo una doccia. Insieme. Il soffione è grande e quadrato per creare un effetto di pioggia. L'acqua scende in modo uniforme su di noi, con getti morbidi e rilassanti, ci bagna i capelli in modo delicato e avvolgente. Ti osservo. I tuoi riccioli bagnati e appesantiti dall’acqua che scivola tra le ciocche e poi sulla barba, hai gli occhi socchiusi. È un'immagine molto intima che trasmette tenerezza e fascino. Prendo il tuo volto tra le mani, delicatamente, le nostre labbra si sfiorano prima di divenire un bacio profondo. Le nostre lingue si cercano, si trovano, si esplorano contorcendosi una sopra l’altra. Ci stringiamo in un forte abbraccio. I nostri sessi comprimono uno sull’altro con forza. È un momento molto esaltante, dove il fruscio dell'acqua che scorre e il suo contatto caldo sulla nostra pelle ci avvolgono completamente. Appoggio il mio volto sulla tua spalla. Davanti alla mia bocca il lobo del tuo orecchio sinistro. Con la lingua solletico l’anellino che indossi sempre. E proprio qui avviene il nostro primo scambio di parole. Ci sorridiamo, ci salutiamo con un “Buonasera” e ci stringiamo in un altro forte abbraccio.

Era programmato che questa sera si cena in casa tua. Sei stanco dopo la lunga cavalcato in moto. Seduti al tavolo in cucina, la luce calda della lampada sospesa illumina delicatamente l’ambiente. Sul tavolo ci sono piatti semplici, un'insalata fresca, quel buon formaggio che porti dal Sud ogni volta che vai a trovare i genitori. Pane croccante, olive e un bicchiere di vino bianco completano la tavola. Mi racconti le tue sensazioni della corsa in moto e il privilegio di far parte del gruppo di motociclisti amici. Mi parli del loro cameratismo. Della bellezza della velocità condivisa. La tua voce trasmette gioia e soddisfazione e un pizzico di orgoglio.

Dopo cena, sul divano, si cade in un momento di relax per entrambi.
“Avrei un’altra sorpresa per te e credo che questo sia il momento giusto” esclamo. Mi osservi con curiosità. Mi alzo e dallo zainetto estraggo una boccetta di olio di mandorle dolci aromatizzato al bergamotto. Quel diavolo della mia farmacista ha capito a che cosa mi sarebbe servito e con un sorrisetto malizioso, mi ha detto “Prenda questo…è molto più adatto”
Tu osservi la boccetta incuriosito ma le tue labbra si muovono appena, trattenendo una domanda non detta, mentre il mistero davanti a te sembra prendere forma.

Ti prendo per mano e ti alzo dal divano. La tua mano si unisce alla mia, il tocco è caldo e rassicurante. Sento la tensione sciogliersi lentamente, come se tutto intorno svanisse per lasciare spazio a un momento di calma e connessione. “Vieni, ti faccio un massaggio. Dopo la stress e la stanchezza della corsa in moto, ne hai bisogno”. Avvicino le mie labbra sulle tue. Si tratta di un bacetto semplice, dolce e innocente ma che apre la porta ad un altro momento di condivisa intima complicità.
Metto in chiaro che mi limiterò a riprodurre al mio meglio le manovre del mio massaggiatore che vedo una volta al mese. Lui è un professionista, io non lo sono ma molte manovre le ricordo assai bene. L’obbiettivo è farti star bene, rilassarti. Ti porto per mano in camera da letto. “Spogliamoci” ordino. “Nudi completamente”.

Le luci sono molto basse, hai detto ad Alexa di programmare una musica molto soft adatta all’occasione. Con delicatezza, inizio il massaggio, e ogni movimento sembra portare via i pensieri, lasciando solo il piacere della presenza e del contatto. È come se il tempo rallentasse, permettendoci di assaporare ogni istante, ogni gesto che diventa una piccola cura per l'anima.
Sei disteso sulla pancia sul tuo letto accogliente, con la luce soffusa che crea un’atmosfera intima e rilassante. Il massaggio inizia dai tuoi piedi, sono belli e ben fatti. Li conosco molto bene, avendoli pure baciati e leccati in altra occasione. Le mani calde di chi ti sta massaggiando scivolano dolcemente sulla pelle. Ogni dito viene coccolato, le mie mani premono con delicatezza per sciogliere ogni tensione accumulata, mentre il leggero olio profumato al bergamotto avvolge l'aria con note sensuali.

Il massaggio risale lentamente lungo le caviglie, le gambe e i polpacci, con movimenti circolari e fluidi che si adattano al ritmo del tuo respiro. Le mie mani si spingono più in profondità dove è necessario, creando un piacevole contrasto tra morbide carezze e una pressione rassicurante. Quando le mani raggiungono le tue cosce, si fermano un attimo, come a voler prolungare quel momento di intima connessione, prima di risalire ancora più su. I tuoi glutei, belli pieni, coperti da una sottile e morbida peluria sono una bellezza da guardare e da sfiorare. Mi ungo le mani di olio e ti massaggio le natiche, con le dita scendo in profondità fino a lambire il tuo ano. Tu non opponi resistenza, anzi accenni un movimento di offerta e io inizio a massaggiare pure quello, dolcemente, senza però essere troppo invadente.

Arrivato alla schiena, mi sposto con delicatezza da un lato all’altro, scivolando lungo la colonna vertebrale come un tocco gentile ma deciso. Le dita seguono ogni curva, rilassando muscoli che non ti eri nemmeno reso conto fossero tesi. Il collo e le spalle vengono massaggiati con movimenti lenti e profondi, quasi ipnotici, allentando ogni stress e lasciandoti completamente abbandonato al piacere del momento.

Ora sei disteso di schiena; chiudi gli occhi mentre le mani ritornano alle gambe, questa volta dall’interno, scorrendo con dolcezza ma con un’intensità che rende il tutto più intimo. Risalgono gradualmente, passando sull’addome con movimenti lenti e circolari, come una danza che invita al rilassamento.

Lo faccio di proposito, ogni tanto trovo l’occasione per sfiorarti con il mio cazzo. Te lo faccio sentire che pure lui è vigile. Sono piccoli tocchi, brevi sfregamenti di esso sulla tua pelle, qua e là. Erotiche sensazioni. Mantenendo gli occhi chiusi, lo afferri con la mano, lo stringi per qualche secondo, come per mandarmi un segnale di approvazione che ti stai godendo la situazione. Poi lasci andare e torni al tuo relax.

E’ molto evidente la tua eccitazione erotica, il tuo bel cazzo svetta dritto e pulsante. Verso alcune gocce di olio sul glande e che colando giù fino all’inguine, ti eccitano ancora di più. La mia mano destra spalma le gocce di olio su tutto il tuo bell’arnese e inizio a massaggiartelo, una masturbazione lenta, voluttuosa. La mano unta scivola dolcemente su e giù provocandoti i brividi. Se la destra lavora il tuo bel cazzo, la sinistra ti accarezza i pettorali, fino a salire sotto la gola. Le mie dita ti sfiorano le labbra, le apri e inizi a succhiarle e mordicchiarle. Pure io sono eccitato e non poco. Ho voglia di mettermi a cavalcioni e unire i nostri cazzi masturbandoli. Ma non lo voglio fare, anzi lo faremo in altra occasione. Probabilmente domani mattina al nostro risveglio. Ora è sufficiente godere di queste emozioni.

Infine, le mani raggiungono il petto, con un tocco tenero e rassicurante, che trasmette calore. Ogni movimento è fluido e naturale, come se fosse parte di un dialogo silenzioso tra i corpi, un modo di dirsi senza parole: “Sono qui, con te, per te”. Il massaggio si conclude con un’ultima carezza leggera sul collo, lasciandoti con una sensazione di pace profonda e io sono felice di averti donato questo momento di puro benessere e dolcezza. Il tuo volto è sereno, hai gli occhi chiusi. I riccioli neri ti incorniciano la fronte.

Siamo due persone che giacciono abbracciate nel sonno, immerse in un'atmosfera di intima quiete. Le nostre braccia si intrecciano dolcemente, cercando inconsciamente la presenza dell'altro anche nel riposo. I nostri corpi si adattano l'uno all'altro, seguendo una coreografia naturale. Si percepisce una morbida tensione nei punti di contatto, la pelle contro pelle, il tocco delle gambe, dei nostri piedi che si sfiorano. Il respiro, lento e profondo, crea un ritmo sereno. L'aria esce dalle nostre labbra con un lieve sibilo, sincronizzandosi a tratti, come un'onda che va e viene. Ogni espirazione sembra fondersi con quella dell'altro, in un delicato scambio di tranquillità. Tutto questo lo vivo perché tu dormi ma io sono desto. Ti accarezzo i riccioli dei tuoi capelli e veglio su di te, veglio sul tuo riposo. Il riposo del guerriero nel silenzio della notte.

Dedicato ad un biker che so egli legge i miei racconti.

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